Nel giorno in cui veniamo informati che un fotografo e regista egiziano, Shady Habash, 24 anni, è morto in carcere in Egitto, dopo due anni di detenzione e di vana attesa di un processo, celebriamo, come ogni 3 di maggio, la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, istituita dall’ONU nel 1993 per ricordare a tutti i governi del mondo l’obbligo di rispettare la libertà e l’indipendenza dell’informazione.
Ed è proprio in Egitto, come in Cina, Turchia, Arabia Saudita, Iran e Vietnam, che sono detenuti centinaia di giornalisti, solo per citare alcuni degli stati dove la libertà d’informazione è fortemente compromessa, secondo l’indice della libertà di stampa di Reporters Sans Frontières (RSF).
Nel 2020 sono stati, fino ad oggi, 10 i giornalisti uccisi e 231 quelli che risultano detenuti. La classifica 2020 dei 180 paesi dov’è maggiore il rispetto della libertà di stampa e dei giornalisti vede, come ormai da anni, ai primi 5 posti i paesi più civili del mondo (Norvegia, Finlandia, Danimarca, Svezia e Olanda). All’11° posto c’è la Germania. Al 29° la Spagna. Al 34° la Francia. Al 35° la Gran Bretagna. Al 41° l’Italia. Al 45° gli U.S.A. All’88° Israele. La Russia al 149°. Al 154° la Turchia. Al 166° l’Egitto. La Cina al 177° e all’ultimo posto, la Corea del Nord, che non ci sorprende.
In queste condizioni è difficile parlare di rispetto della stampa. In molti paesi è più opportuno parlare di attacco alla stampa e al mestiere di giornalista e di fotoreporter. In Europa la situazione si è fatta molto difficile per la libertà d’informazione in Ungheria (89° posto), dove possiamo parlare di un vero e proprio bavaglio ai giornalisti da parte del premier Viktor Orban, il quale ha colto l’occasione del Covid 19 per assumere i pieni poteri. A proposito di Coronavirus, anche per i giornalisti questo periodo è molto difficile, sia in termini di occupazione che di libertà d’indagare sulla gestione dell’epidemia. “In questo momento di emergenza sanitaria i giornalisti e il giornalismo sono essenziali”, sostengono le Federazioni Europea e Internazionale della Stampa, che, di fronte alla pandemia globale, ribadiscono “l’importanza vitale di fornire ai cittadini informazioni veritiere, verificate, imparziali”.
La libertà di stampa non può essere sacrificata in nome del Covid-19, com’è avvenuto in Cina, dove agli inizi dell’epidemia furono subito revocati tutti i permessi ai giornalisti esteri, o sta avvenendo in Russia, paese dal quale le informazioni sulla pandemia escono solo attraverso i social. Hanno destato molto scalpore gli attacchi alla stampa avvenuti perfino nel Regno Unito da parte del premier Boris Johnson, accusato dai media d’ignorare l’arrivo della pandemia, e negli Stati Uniti, dove il Presidente Trump ha affermato che non ha più tempo per i giornalisti, rei di aver raccontato il suo consiglio di fare iniezioni di candeggina per combattere il Coronavirus.
Non se la passa molto bene la libertà di stampa in questi ultimi anni, non solo perché i governi non democratici in tutto il mondo attaccano i giornali e le tv che non controllano senza nessuna reazione internazionale, ma anche perché sempre meno fondi pubblici sono destinati alla stampa, la quale sta perdendo la sua autonomia a favore di un’informazione sempre più gestita, anche in rete, da grandi gruppi aziendali che rastrellano la quota maggiore della pubblicità.
I cittadini ignorano o stanno dimenticando che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure, come testimonia l’articolo 21 della nostra meravigliosa Costituzione.
Giuseppe Manzo